Archivi del giorno: 19 marzo 2011

Ti senti ancora con Bombolo?

«Ti senti ancora con Bombolo?» domandò anni fa Paolo Limiti a uno sconcertato Enzo Cannavale, commettendo una penosa quanto clamorosa gaffe.

Bombolo infatti era già scomparso prematuramente da molto tempo, e adesso il suo compagno di tanti film, Enzo Cannavale appunto, lo ha raggiunto l’altra notte, scomparendo a Napoli all’età di 82 anni.

Cannavale è stato a lungo la maschera tipica del napoletano medio, il caratterista classico partenopeo che ha incarnato lungo innumerevoli apparizioni le solite macchiette della città vesuviana.

Cresciuto sotto l’ala del maestro De Filippo, cominciò col teatro, dove si fece le ossa prima di cominciare una lunga carriera cinematografica denso di innumerevoli titoli, perlopiù raggruppati fra gli anni 70 e 80, durante l’esplosione della cosiddetta “commedia pecoreccia”.

Lì raggiunse una certa notorietà al fianco dell’inseperabile Bombolo, fino alla sua tragica e improvvisa scomparsa.

Nel corso degli anni il buon Cannavale ha cercato di trovare spazio in film che fossero più ambiziosi e alla fine degli anni 80, la sua carriera ha raggiunto l’apice con il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in 32 Dicembre nel 1988 e la partecipazione al film premio Oscar Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, sempre nello stesso anno.

Quell’apice però segnò allo stesso tempo la fine, data la conclusione di quella stagione del cinema italiano, e la crisi produttiva che colpì l’industria cinematografica del tempo. In televisione cominciò a fare apparizioni in svariate fiction, non lesinando ottime figure di fronte ai tanti belli inespressivi che popolano il piccolo schermo.

La sua scomparsa è anche la scomparsa definitiva di un mestiere, quello del caratterista, che è sempre più raro nel cinema e nella televisione italiana, dove si preferisce dare spazio ai soliti improvvisati guitti che a mestieranti di tutto rispetto.

La carriera di Cannavale è stata sicuramente sfortunata perchè non ha avuto la grande occasione di lavorare con grandi maestri ed è stato inghiottito dal periodo più triste del cinema italiano, però mi viene in mente di chiudere facendo un’ulteriore osservazione.

I trash-film di cui l’attore napoletano era fra i caratteristi erano scemenze fatte a costi risibili e che incassavano pure bene, ma certo non tanto da svettare in testa nelle classifiche del box-office.

I cine-panettoni di adesso sono figli di budget gonfiati e incassano un botto di milioni. E la qualità resta lontana migliaia di chilometri, allora come ora. Anzi, forse all’epoca si trattava di cinema popolare sincero e senza fronzoli, nato e morto nel giro di un battito di ciglia.

Adesso invece gli scorreggioni di questi tempi imperano sugli schermi dodici mesi l’anno.

Tanto da far rimpiangere Bombolo.

 


Miracolo italiano

Esaurita la sbornia celebrativa dei festeggiamenti per l’anniversario dell’Unità d’Italia, il modo migliore per continuare a decantare la nostra Penisola è quello di parlare di un grande miracolo italiano.

Nulla a che vedere naturalmente con vecchie ammuffite e mai esaurite promesse elettorali che risalgono a tanti anni fa. Anche se i personaggi di quel tempo resistono imperterriti.

Questo miracolo invece ha come protagonisti i medici dell’equipe operativa di chirurghi del Policlinico di Milano.

La straordinaria squadra guidata dal dottor Franco Valenza, un ricercatore che ha lavorato per anni a Toronto (ah, la fuga dei cervelli!), infatti ha eseguito un intervento straordinario che ha salvato la vita a un giovane che soffre di fibrosi cistica.

Quest’operazione, della durata di 16 ore, ha consentito il recupero e il trapianto di polmoni che erano stati definiti deteriorati e inutilizzati dalla struttura. Una tecnica rivoluzionaria ha potuto fare in modo che questi organi vengano rigenerati e resi trapiantabili al ragazzo che ormai versava in condizioni disperate.

La mancanza di polmoni in stato accettabile e il perdurante aggravarsi dello stato di salute del giovane hanno convinto il prof. Valenza a mettere in atto questo rivoluzionario tipo di intervento che, dopo il successo dell’operazione, gli ha donato la sopravvivenza.

Dopo più di dieci giorni,  in cui il ragazzo di 24 anni era attaccato a una sorta di polmone d’acciaio (l’ecmo), questi ha potuto esclamare sotto voce la propria gioia per aver avuto salva la vita grazie ai polmoni che “nessuno voleva”.

Queste sono le storie italiane che vorremmo sempre raccontare dove le strutture sanitarie e l’ingegno degli uomini riescono a raddrizzare situazioni così disperate, e ci pongono all’avanguardia nel campo della salute e della ricerca medica.

Non c’è nessuna bega politica che possa cancellare questo capolavoro di Valenza e i suoi, e l’essere italiani uniti nella vittoria ha senso qui più che in ogni altro campo.

Una triste e amara considerazione mi viene semmai dal poco spazio dato a questa straordinaria impresa, che avrebbe meritato tutte le prime pagine e i più importanti servizi del telegiornale. Ma così non è stato.

D’altronde siamo sempre in Italia, nel bene e nel male.

Questa volta è decisamente nel bene, il resto conta nulla.